Ciao, Morris


 

Professore, accademico, uomo di cultura, vero gentiluomo, straordinario uomo ed esemplare Fratello.

Ecco, in questa frase, i Fratelli della George Washington 1468 all’Oriente di Como cercano di sintetizzare quella straordinaria ed unica vita, unitamente a quel soffio vitale di uomo iniziatico, che ha sempre distinto il Fratello Morris Ghezzi.

Delle sue Tavole e delle sue Orazioni ci siamo avidamente impossessati cercando di crescere come uomini e come iniziati. Dei suoi preziosi consigli abbiamo sempre cercato, e sempre cercheremo, di farne tesoro e guida soprattutto nei momenti più travagliati.

E della sua battaglia contro un male che non voleva lasciargli tregua e che sapeva guardare con profondo coraggio e tenacia dritto negli occhi, sapremo farne insegnamento di coraggio.

Il suo grande amore per il nostro Ordine Iniziatico e per i Fratelli, il suo spirito di dedizione e di servizio ad essi, il suo esserci sempre e comunque anche quando il suo fisico richiedeva una pausa, saranno sempre scolpiti in maniera indelebile nelle nostre pietre.

Al Fratello Morris, oggi all’Oriente Eterno, dedichiamo questa splendida poesia del poeta Dylan Thomas e ci uniamo in catena d’unione e d’amore in suo ricordo.

 

Non andartene docile in quella buona notte,

I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno;

Infuria, infuria, contro il morire della luce.

 

Benché i saggi conoscano alla fine che la tenebra è giusta

Perchè dalle loro parole non diramarono fulmini

Non se ne vanno docili in quella buona notte,

 

I probi, con l’ultima onda, gridando quanto splendide

Le loro deboli gesta danzerebbero in una verde baia,

S’infuriano, s’infuriano contro il morire della luce.

 

Gli impulsivi che il sole presero al volo e cantarono,

Troppo tardi imparando d’averne afflitto il cammino,

Non se ne vanno docili in quella buona notte.

 

Gli austeri, prossimi alla morte, con cieca vista accorgendosi

Che occhi spenti potevano brillare come meteore e gioire,

S’infuriano, s’infuriano contro il morire della luce.

 

E tu, padre mio, là sulla triste altura maledicimi,

Benedicimi, ora, con le tue lacrime furiose, te ne prego.

Non andartene docile in quella buona notte.

Infuriati, infuriati contro il morire della luce.