Gran Loggia 2017: Allocuzione del Gran Maestro


Carissimi fratelli, gentili signore, gentili ospiti, a tutti voi va subito il mio affettuoso saluto e un sentito, forte grazie per essere qui presenti in gran numero alla Gran Loggia del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani.
Questo appuntamento lo sentiamo parte di noi e per questo i fratelli fanno di tutto, anche con grandi sacrifici dal punto di vista familiare, economico e lavorativo, per non mancare all’incontro annuale che rinvigorisce, rafforza e rende più saldo il nostro Grande Oriente d’Italia e permette a migliaia di uomini, di nazioni, regioni e orienti diversi di rivedersi, abbracciarsi e condividere sublimi momenti di lavoro comune, solidarietà e amore fraterno.

 

Il mio ringraziamento per essere qui va innanzitutto ai maestri venerabili che sono il cuore pulsante della Comunione.  Quelli che operano in piccoli comuni e quelli che guidano officine di grandi città.
Cercheremo di stare a contatto tutti e con tutti, pronti ad ascoltare e felici di condividere insieme ogni momento della nostra Gran Loggia. Stare insieme in Armonia, è questo lo spirito che contraddistingue e deve sempre contraddistinguere i liberi muratori.
Permettetemi di inviare un saluto anche ai tanti fratelli che avrebbero voluto essere qui ma non lo possono fare. Uno per tutti, Giuseppe, un fratello di Torino, che ha compiuto 104 anni ed è il nostro decano, sicuramente uno dei massoni più longevi al mondo.
Siamo orgogliosi di avere liberi muratori come lui saldamente attaccati alla Comunione, e come Aurelio che non si può muovere da Locri ma che unisce le mani con noi in catena ed è virtualmente qui, presente con il cuore e con la mente. Fratello fra i fratelli. Come Silvano di Massa Marittima, Mario di Roma, Silvio di Bari e Aldo di Reggio Calabria, il vecchio partigiano che giovanissimo abbandonò la sua città e la sua vita tranquilla per andare a combattere sulle montagne per la libertà del nostro Paese. Per le nostre libertà.
Questa è anche la prima Gran Loggia senza la nostra stimatissima segretaria Daniela. La sua pluriennale preziosa opera negli uffici del Grande Oriente d’Italia non potrà essere dimenticata. In suo ricordo qualche giorno fa nel giardino del Vascello, abbiamo piantato un albero. Per non dimenticare. Grazie, Daniela, da tutti noi! La tua benevola severità ci manca.
Carissimi Fratelli, quella di quest’anno è una Gran Loggia particolare e sentita perché si celebra una ricorrenza molto importante per la Libera Muratoria Universale. I suoi 300 anni di vita.
Tre secoli di storia sono davvero tanti per una scuola iniziatica che in tutto il globo rappresenta una palestra di valori e di simboli che consentono a tanti uomini di elevare la propria condizione spirituale e di mettere a profitto questo intenso e interminabile lavoro interiore  a favore e per il Bene dell’Umanità.
Senza la Libera Muratoria il mondo sarebbe culturalmente e spiritualmente più povero. Senza la Libera Muratoria non ci sarebbero gli Stati moderni e democratici.
Senza la Libera Muratoria e l’opera e le idee illuminate di tanti uomini non ci sarebbero i diritti e l’Uomo avrebbe continuato a vivere nell’oscurità. Senza di noi e i mirabili principi di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza sarebbe mancato il sale della Laicità, della Tolleranza, del dialogo, della Democrazia. L’Uomo sarebbe rimasto un povero e triste prigioniero di postulati e di verità imposte. Di dogmatiche e inammissibili apparenze.
Invece, tutto questo non è accaduto. Il vento impetuoso della Libera Muratoria è soffiato forte su tutta la superficie della Terra spandendo i semi fecondi di una sublime Istituzione che nessun tiranno, nessun regime, e nessun sistema politico è riuscito a sottomettere, a piegare, ad abbattere.
Così è stato ieri, così è oggi, così sarà domani. Nessun regime potrà riuscirci. Noi osserviamo, riflettiamo e non abbiamo paura di chi, dietro una veste apparentemente democratica, cambia la pelle d’agnello e tira fuori il vero volto e gli odiosi artigli della discriminazione per fare della propaganda e del populismo in un momento delicato per l’Italia e gli italiani.
Il libero muratore non tremola, non ha paura dei tanti beceri, rancorosi lupi che abbaiano alla luna e vogliono fare credere una realtà che è ben diversa. Totalmente diversa.
Il  nostro mondo è lontano anni luce dall’oscurità e dalla malavita organizzata, al contrario di quello che certe anime candide pensano di far passare nell’opinione pubblica. Uomini e donne che pensano di fare dell’Antimafia il loro emblema, il loro hashtag nella carriera politica e che forse dovrebbero interessarsi maggiormente dei veri problemi dei  cittadini e non fare la caccia all’untore o alle streghe come accadeva nel Medioevo.
Come siamo fatti lo hanno capito in tanti, ad esempio Franco Iacucci, presidente della provincia di Cosenza e sindaco di Aiello, un piccolo borgo che ha ospitato centinaia di Liberi Muratori per un convegno. Non sono tutti come l’Antimafia. Ho detto fin dall’inizio alla Commissione  e alla sua presidente Rosy Bindi che noi siamo pronti a collaborare. “Fateci i nomi e noi risponderemo”, affermai subito ad agosto dello scorso anno.
“Darei la vita per la cattura del superlatitante” aggiunsi. E Il mio non era un tweet, né un facile slogan. Lo dissi di fronte a 50 parlamentari-inquisitori, a magistrati e ufficiali delle forze dell’ordine distaccati all’Antimafia. Cinquanta contro uno nella patria del diritto. Si è mai vista un cosa del genere? È pensabile che in una Repubblica piena di equilibrati contrappesi esista una Commissione con poteri così spropositati? Noi crediamo di no, che questo non sia giusto per qualsiasi cittadino o associazione. Non si può essere potere legislativo e potere giudiziario insieme.
Non si può.
Sono voluti andare avanti. Non è bastato quello che ho detto. Non è bastata la disponibilità mostrata.
No, vogliono gli elenchi a tutti i costi, perché  il loro obiettivo primario è uno solo: vedere chi è iscritto al Grande Oriente d’Italia. Un’ossessione dura a morire. Viene da lontano. Ce l’aveva l’Inquisizione, ce l’hanno i regimi totalitari. Ce l’ha avuta un magistrato nel ’92. È stato battuto dai suoi stessi colleghi. Ce l’ha questa Commissione Antimafia.
Carissimi fratelli, questa vicenda ci ha lasciato una profonda ferita nell’anima. A me e a tutti voi. Soprattutto a chi ha vissuto le oltre quattordici ore di perquisizione della sede del Vascello da parte dello Scico della Guardia di Finanza. Sono arrivati alle 16 del primo marzo. Se ne sono andati alle 6.30 del 2 marzo. Quando si è chiuso il portone sono rimasto solo. Ho pensato e mi sono detto: questa violenza ci rende ancora più forti e non fa perdere il sorriso e la certezza di essere dalla parte della ragione.
Non ci fa perdere fiducia nella Repubblica che lo scorso anno abbiamo celebrato con tanti convegni in giro per l’Italia. Ci hanno voluto ferire profondamente nell’anima. E le ferite dell’anima non si cicatrizzano. Mai. Non ci dimenticheremo il primo marzo del 2017, ma quel taglio nell’anima per noi ha assunto la forma di un sorriso. Da questa vicenda il Grande Oriente d’Italia esce più forte, più unito, più determinato. Il primo marzo di ogni anno sarà per noi la giornata dell’orgoglio massonico.
Di certo, non possiamo  permettere un simile scempio, una simile violazione della Costituzione e dei più elementari diritti. Con il nostro collegio difensivo, guidato magistralmente dall’avvocato Giuseppe Zupo, abbiamo denunciato e denunceremo nelle sedi competenti queste violazioni e tuteleremo i nostri fratelli in ogni luogo. Ci vogliono umiliare, ci vogliono far piangere, ma le lacrime dei Liberi Muratori non spengono il Fuoco della Libertà. Anzi, lo alimentano.
A voi fratelli della Sicilia e della Calabria, a voi va il nostro apprezzamento, la nostra riconoscenza e una forte vicinanza. Io mi sento massone calabrese. Noi ci sentiamo massoni calabresi. Io mi sento massone siciliano. Noi ci sentiamo massoni siciliani. Fratelli, state tranquilli: non lasceremo nulla d’intentato per salvaguardare i vostri e i nostri diritti. Che sono innanzitutto i diritti di tutti i cittadini. Andremo in ogni sede, italiana ed europea.
Lo dico forte e chiaro: la Massomafia vadano a cercarla altrove. Questo infame e mortale germe non abita tra di noi. L’ha detto anche don Luigi Ciotti quando mi ha telefonato per chiarire la sua frase sbagliata sulla Massoneria. Ci sono poche persone che quando dicono una cosa errata hanno poi il coraggio e la forza morale di chiarire. Don Luigi, che stimo per quello che ha fatto e che fa, ha scritto anche una bella lettera e ha ricordato quello che anche noi facciamo per il bene degli ultimi.
Da una polemica rovente può nascere qualcosa di bello. La n’drangheta ha fatto tante vittime e anche noi annoveriamo fra i martiri della legalità degli stimati fratelli. Come Nicola, medico-chirurgo in Calabria, ucciso da un boss perché non riuscì a guarire la figlia. Come Gianluca ucciso una sera del maggio 2005 a Siderno. Questo giovane imprenditore che non si è piegato ha pagato con la vita il suo gesto. Era un fratello del Grande Oriente d’Italia, così come il padre Mario che saluto ed abbraccio con affetto. E al fratello Mario dico: facciamo qualcosa per ricordare Gianluca e il suo coraggio di uomo e di libero muratore.
E Tonino Salsone, nostro Fratello, da adolescente ha visto spirare il padre tra le sue braccia, colpito a morte da una cosca, soltanto perché faceva il suo dovere di guardia carceraria.
 Nicola, Gianluca e poi Arnoldo Foa’, Enzo Maiorca che abbiamo ricordato… Fratelli… Sento forte dentro di me l’orgoglio e la gioia di essere, come loro, libero muratore della più antica comunione d’Italia.
Penso a loro, che hanno scelto di far parte di una scuola perenne di vita, una palestra di valori in cui allenare e fortificare lo spirito e rendere se stessi e gli altri uomini migliori.
E anche nel ricordo di tanti fratelli abbiamo difeso e difenderemo il diritto all’associazionismo, alla partecipazione. Questa non è solo la nostra battaglia, ma è la battaglia di tutti, di tutti gli uomini liberi. C’è uno scritto, attribuito a Bertold Brecht, le cui parole devono indurci a stare vigili:  “Prima di tutto – disse – vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”. Un messaggio forte che in tutte le epoche gli uomini devono ricordare e salvaguardare, perché la storia dell’Uomo è piena di orrori e abusi.
Ma noi, da sentinelle dei diritti e fari di libertà, da alfieri delle libertà, non chiniamo il capo e non abbiamo motivo di doverlo cospargere di cenere. Questa battaglia in forza del diritto noi la faremo più forte che mai.
La Libera Muratoria esiste da trecento anni, dai suoi primi passi è riuscita ad espandersi in Europa e in America diventando un porto sicuro  per tutti gli uomini liberi che cercano  d’incamminarsi con coraggio, vigore e perseveranza sul sentiero del lavoro spirituale e nel mondo.
Noi uomini e massoni, noi alfieri delle libertà del terzo millennio siamo chiamati a guardare il passato sempre con attenzione e senza spocchiosa e futile vanagloria, tenendo conto delle contingenze del presente.
Dobbiamo rendere sempre più robuste le nostre radici, che sono proiettate nel futuro. Per altri 300 anni e più. E come possiamo e dobbiamo farlo? Il Grande Oriente d’Italia vuole dare il suo contributo alla vita del Paese, tenendo conto che restiamo prima di tutto un ordine iniziatico. Vuole farlo attraverso la promozione della Cultura che resta un percorso ineludibile per giovani e meno giovani.
Vuole farlo attraverso la promozione di temi che sono sempre più al centro dell’interesse dei cittadini. Non si può più pensare che il testamento biologico o il fine vita siano elementi ai quali si può rinunciare oppure dilatarne all’infinito la necessaria ed urgente regolamentazione.
C’è e va tutelato il diritto alla vita ma bisogna rispettare anche il diritto di chi non vuole più soffrire. E le forze laiche del Paese, come noi, hanno il dovere di pungolare le coscienze. Pensate: c’erano più parlamentari ad interrogarmi in Antimafia che alla Camera per parlare del “fine vita”.
Cosi come abbiamo il dovere di insistere perché i giovani, e lo dico senza paternalismi, abbiano una Scuola che li segue e li fa crescere. Intendiamo essere tenaci sostenitori di coloro che daranno priorità alla Scuola che per noi dev’essere né buona né cattiva, ma semplicemente la scuola di tutti.
Pensiamo che debba essere un laboratorio di speranza. Non sta a noi dire se la colpa di avere una scuola così così sia di questo o dei governi passati; non sta a noi giudicare se il ministro della Pubblica Istruzione è all’altezza del ruolo o meno. Ma sta a noi sicuramente il compito di vigilare e stimolare le coscienze.
Perché si può parlare di crisi, di risorse che mancano ma sulla Scuola non ci devono essere deviazioni e tergiversamenti di sorta. Un Paese culturalmente povero è la tomba per i giovani e per tutti noi.
E poi il lavoro. Il compito di una buona classe dirigente e’ quello di favorire lo sviluppo del lavoro ed assicurare dignità ad ogni uomo. È scritto nella Costituzione. Anche qui, non vogliamo e non dobbiamo fare i sindacalisti, ma è palese che il problema lavoro sia diventato complesso e da anni non si riesca a trovare una credibile soluzione che possa favorire lo sviluppo e impedire la continua emorragia di posti di lavoro.
Chi lo perde ha difficoltà a ritrovarlo e i giovani tardano ad essere inseriti nel circuito e in molti perdono anche la speranza. È così che si affievoliscono le sicurezze, che si indeboliscono i valori e si minano le fondamenta del tessuto sociale.
Ma c’è qualche raggio di luce. Un imprenditore umanista come Brunello Cucinelli, da un piccolo centro dell’Umbria, ha in qualche modo indicato la via da seguire nell’era della globalizzazione. Riflettiamoci. “Nella mia vita – ha scritto – ho sempre coltivato un sogno: quello del lavoro utile per un obiettivo importante. Sentivo che il profitto d’azienda, da solo, non bastava a realizzare questo mio sogno, e che un fine più alto doveva essere ricercato. Ho ascoltato la parola sapiente e commossa di san Francesco, san Benedetto, Kant, Marco Aurelio, Socrate e Seneca ed ho capito che il valore economico è nullo senza quello umano, dal quale pertanto il primo non può prescindere. Il lavoro,  inteso come espressione del valore umano, diviene anch’esso partecipe di spiritualità, e consegue il fine superiore del vero bene, anche attraverso il rispetto rigoroso dell’azienda”.
L’istruzione, il lavoro, la solidarietà. La Libera Muratoria è anche solidarietà. E il Grande Oriente d’Italia ne ha fatta e ne fa parecchia. Con i suoi centri che in tutta Italia sollevano in qualche modo i disagi dei bisognosi e degli indigenti. Lo fa con la passione e il sacrificio di tante persone che prestano gratuitamente e per amore del prossimo il proprio tempo. E cosa c’è di più bello che aiutare chi è meno fortunato.
Lo ha fatto finanziando l’illuminazione del campo sportivo che ci hanno chiesto i ragazzi di Norcia e il sindaco Nicola Alemanno. Posso darvi una buona notizia: la Soprintendenza ha dato il via libera, abbiamo firmato la convenzione con il comune. Qualche firma e si può partire con i lavori.
Sarà bello ridare la luce ed una gioia nell’anima di chi è stato provato duramente dal terremoto. E ne faremo altre di iniziative per i giovani colpiti dal sisma, con le risorse raccolte dai Fratelli.
La Libera Muratoria siamo noi, carissimi  fratelli, siamo tutti noi con le nostre capacità intellettuali e operative, con le nostre debolezze e le nostre certezze. Un giovane poeta ha scritto una poesia. Sembra fatta per noi:
“Non siamo perfetti, ma siamo pieni di voglia di vivere. Non siamo onnipotenti, ma possiamo scegliere la nostra vita. Non siamo immortali, ma possiamo lasciare ai posteri qualcosa di speciale. Siamo piccoli e fragili, ma possiamo sostenere pesi incredibili. Siamo solo ciò che noi vogliamo essere. Siamo parte dell’universo, e l’universo è infinito”.
In queste parole anche noi iniziati possiamo rispecchiarci e riflettere sul senso della vita e sul nostro modo speciale di aiutare l’Umanità come i liberi muratori sanno e devono fare.
A tutti, con il cuore in mano, ferito, un cuore profondamente ferito, ma con l’orgoglio di rappresentare tutti voi, dico con forza, con rabbia, con determinazione ma anche con un sorriso: viva la Libertà, viva il libero pensiero, viva il Grande Oriente d’Italia.